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Scritto Da Felice Moro il giorno 08 Gen 2009

https://www.felicemoro.com/breve-storia-della-comunicazione/

L’articolo è incentrato sulla storia, struttura e funzioni della Comunicazione. La comunicazione è una relazione che si stabilisce tra due o più … (Clicca sul titolo per continuare a leggere l’articolo)

 

Archive for Dicembre, 2009

A ziu Antoni Todde

Posted By Felice Moro on Dicembre 5th, 2009

A ziu Antoni Todde per il compimento dei 112 anni

Tiana, montagnina idda minore,
chi ses in mesu costa collocada
de boscos e de roccas circondada,
haias ortos e binzas a primore.

Poi s’abba ‘e su riu t’est mancada,
siccos sunt ortos, mattas e fiores.
Ma unu fizzu ti faghet onore
ch’hat bogau in tottue lumenada:

Antoni Todde hat  raru su destinu,
ch’ hat parzidu in tres seculos sa vida
de pastore, sordau e contadinu.

E como che istella ‘e s’avreschìda,
cun chentu e doigh’annos de camminu,
issu  narat:  “O Sardigna, öe ischida !

Pensa:cominzat su tre mizza in tundu,
sa fama mia est in tottu su mundu!”.
Tiana 22 Ghennarzu 2001

Rapporti tra Pensiero e Linguaggio secondo i Linguisti

Posted By Felice Moro on Dicembre 1st, 2009

Sui rapporti tra pensiero e linguaggio, fino a questo momento abbiamo esaminato, sia pure a grandi linee, il pensiero di uno psicologo, di uno psicolinguista, di alcuni psicopedagogisti, tutti eminenti studiosi e figure rappresentative a livello mondiale delle problematiche scolastiche dell’educazione e dell’istruzione.
Ma, per completezza dell’informazione, appare opportuno riportare le opinioni dei linguisti che rappresentano l’altro versante del problema dibattuto in questa sede.

Ferdinand de Saussure

Il grande linguista svizzero prende in considerazione due elementi fondamentali che entrano in gioco nel funzionamento della lingua: le idee e i suoni.
A proposito del problema che abbiamo in discussione in questa sede egli afferma:
“Se non fosse per le parole che danno ordine, delimitano e danno voce alle nostre idee, il nostro pensiero non è che una massa amorfa e indistinta. Filosofi, linguisti e altri studiosi della materia sono sempre concordi nel riconoscere che, senza il soccorso dei segni, noi saremmo incapaci di distinguere due idee in modo chiaro e costante. Preso in se stesso, il pensiero è come una nebulosa in cui niente è necessariamente delimitato. Non vi sono idee prestabilite e niente è distinto prima dell’apparizione della lingua” (De Saussure, Laterza, 1987).
Pertanto, secondo lui, la lingua è lo strumento indispensabile per comunicare con gli altri, esprimere i movimenti del pensiero e per dare ordine alle idee, concepite secondo le comuni categorie logico-formali di tempo, di spazio, di causa ed effetto, di razionalità, di emotività, di contenuto metalinguistico, di perfezione formale (grammaticale e sintattica), di pregnanza semantica, di bellezza estetica.
Per questo il pensiero stesso, nell’atto del suo farsi, impone la necessità di esprimersi in segni fonici e/o di tradursi in simboli grafici cioè in linguaggio parlato o scritto.

Maria Luisa Altieri Biagi

Dello stesso avviso del De Saussure è la linguista M. L. Altieri Biagi, autrice dei Programmi di Lingua Italiana per la Scuola Elementare del 1985 e attualmente in vigore.
A proposito dei rapporti tra pensiero e linguaggio, ella scrive: “Un’educazione linguistica che renda consapevoli gli individui dei processi mentali che essi stessi mettono in atto per comunicare non è funzionale soltanto al consolidamento e allo sviluppo delle abilità linguistiche, ma collabora al potenziamento delle operazioni mentali e alle attività di pensiero. Questa almeno è la convinzione dei linguisti che, oltre a considerare la lingua come condizione di trasmissibilità del pensiero, vedono in essa la condizione stessa di realizzazione del pensiero.
Pertanto esiste certamente una stretta correlazione fra pensiero e linguaggio; parlare di strumento del pensiero per il linguaggio è riduttivo. Lo strumento è qualcosa di passivo, di manovrato dall’uomo: il linguaggio, invece, retroagisce sul pensiero, gli consente di formularsi, di articolarsi, di acquisire piena conoscenza di se stesso. E’ l’ammissione già moderata rispetto a quelli che assegnano al linguaggio un potere fondatore” (M. L. Altieri Biagi, Garzanti, 1987).
E aggiunge: ”Il linguaggio instaura una realtà immaginaria, anima le cose inerti, fa vedere ciò che ancora non esiste … Ecco perché tante mitologie hanno posto come principio creatore del mondo questa essenza immateriale e sovrana: la Parola.
Non esiste potere più alto e tutti i poteri dell’uomo derivano da quello ….
La lingua è lo strumento più raffinato e più potente di rappresentazione simbolica
Il pensiero, in fondo, non è altro che questa facoltà di costruire segni e sistemi semiotici per semplificare la complessità del mondo, per rappresentare le cose e gli oggetti, per esprimere i pensieri, le idee, i sentimenti e le loro relazioni e interazioni reciproche.
L’uomo è un animale simbolico, ha scritto E. Cassirer, che crea le forme simboliche del mito, della religione, del linguaggio, della scienza, della storia e dell’arte; e solo attraverso queste forme interpreta, rappresenta ed esprime la realtà esteriore del mondo in cui abita e quella interiore della coscienza, della conoscenza e della cultura. (Cassirer E., Armando, 1969)
Pertanto psicologi, psicolinguisti, psicopedagogisti, filosofi e studiosi delle varie discipline antropologiche, ovviamente da punti di vista differenti, concordano nell’ammettere l’incidenza dei due fattori, del pensiero e del linguaggio, nel processo di apprendimento e nella formazione della personalità dell’alunno prima di tutto a scuola, poi nel mondo del lavoro, nelle varie forme di aggregazione sociale e nelle normali esperienze di vita in seno alla società civile.
Avere presente questa realtà, nelle famiglie potrebbe contribuire all’educazione dei figli, nelle scuole a diminuire le varie forme di dispersione scolastica, nella società a diminuire il disagio giovanile che spesso è foriero di altri mali ai danni della collettività.