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Scritto Da Felice Moro il giorno 08 Gen 2009

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L’articolo è incentrato sulla storia, struttura e funzioni della Comunicazione. La comunicazione è una relazione che si stabilisce tra due o più … (Clicca sul titolo per continuare a leggere l’articolo)

 

La prima lettera di San Pietro

Posted By Felice Moro on Ottobre 22nd, 2022

La prima lettera di Pietro è stata scritta a Roma, se non direttamente dall’apostolo Pietro, sicuramente da altro autore sconosciuto della scuola petrina. I destinatari sono i cristiani perseguitati dell’Asia Proconsolare romana (Ponto, Galazia, Cappadocia, Asia, Bitinia).

Questi sono i cristiani di seconda generazione, che, pur non avendo veduto Cristo direttamente, credono in lui per fede. Essi sono perseguitati proprio per questo, perché credono in Cristo e seguono lui. È comune e fatale destino che tutti fedeli di Cristo siano perseguitati. Infatti, come prima è stato perseguitato il Maestro fino a farlo morire in croce, così vengono perseguitati tutti quelli che credono in lui per fede e organizzano la loro vita secondo le direttive del Vangelo. Alcuni studiosi hanno individuato nella lettera un nucleo concettuale importante della liturgia battesimale della primitiva Chiesa romana.

Protagonista dominante del documento è Cristo, rappresentato con diverse figure metaforiche: ora come l’agnello sacrificale che ha versato il suo sangue per la redenzione dell’uomo; ora come la pietra scartata dai costruttori, che è diventata testata d’angolo della Chiesa; ora come il servo sofferente, indicato dal profeta Isaia, nella cui immagine è raffigurato il Figlio di Dio, Gesù Cristo; egli si è incarnato sulla terra, ha vissuto da uomo per salvare l’uomo dalla condanna per i suoi peccati e promuoverlo all’eredità del paradiso.

Testo: “Pietro, apostolo di Gesù Cristo agli eletti – che vivono nella dispersione del Ponto, della Galazia, della Cappadocia, dell’Asia e della Bitinia – secondo la prescienza di Dio Padre, mediante la santificazione dello Spirito per obbedire a Gesù Cristo e per essere aspersi dal suo sangue: grazia e pace a voi in abbondanza. Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo; nella sua grande misericordia egli ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva, per un’eredità che non si corrompe, non si macchia, non marcisce. Essa è conservata nei cieli per voi, che della potenza di Dio siete custodi mediante la fede, in vista della salvezza che sta per manifestarsi negli ultimi tempi.

 Perciò siete ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere afflitti per un po’ di tempo per varie prove, perché il valore della vostra fede, molto più preziosa dell’oro – che, pur destinato a perire, tuttavia si prova con il fuoco – torni a vostra lode, gloria e onore nella manifestazione di Gesù Cristo. Voi lo amate, pur senza averlo visto e ora, senza vederlo, credete in lui. Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa, mentre conseguite la meta della vostra fede, cioè la salvezza delle anime.

 Su questa salvezza indagarono e scrutarono i profeti, che profetizzarono sulla grazia a voi destinata cercando di indagare a quale momento o a quale circostanza accennasse lo Spirito di Cristo che era in loro, quando predicava le sofferenze destinate a Cristo e le glorie che sarebbero seguite. E fu loro rivelato che, non per se stessi, ma per voi, erano ministri di quelle cose che ora vi sono state annunziate per mezzo di quanti vi hanno trasmesso il vangelo nello Spirito Santo, mandato dal cielo: cose nelle quali gli angeli desiderano fissare lo sguardo” (1, 1-12). 

Commento: Nella sua presentazione ai destinatari, Pietro si definisce apostolo di Gesù Cristo, com’era solito presentarsi Paolo nelle sue lettere. La Lettera di Pietro è indirizzata ai fedeli delle varie regioni dell’Asia Proconsolare romana, che vivono la vita nella “dispersione”, ma che hanno la speranza della salvezza nella santificazione perché obbediscono a Cristo. Ad essi l’autore augura “grazia e pace in abbondanza”. Segue una preghiera di benedizione rivolta a Dio Padre per averci mandato Gesù Cristo che, con il suo sangue versato sulla croce, ci ha salvati da un destino di dannazione e di morte; ci ha giustificati, per dirla con il linguaggio paolino. Egli considera i destinatari come stranieri in patria, in attesa di abitare nella vera patria celeste in paradiso. Questa può essere raggiunta soltanto con la santificazione dello Spirito, obbedendo alle leggi del Vangelo di Gesù Cristo, che Dio Padre ha mandato in terra per redimere gli uomini. Questi, non solo non l’hanno accolto, ma l’hanno fatto morire in croce; ma Dio Padre lo ha risuscitato dai morti e l’ha assunto in cielo alla sua destra; questo ha fatto, mettendo in atto il suo progetto sull’incarnazione del Figlio per dare a noi la speranza di salvezza, godendo della sua eredità spirituale; e questa è una grande ricchezza spirituale, che non si corrompe, non si macchia, non marcisce perché è conservata in cielo per tutti quelli che vivono nella fede.

L’autore dichiara che i destinatari vivono nella gioia, anche se nel presente sopportano qualche afflizione transitoria, dovuta alle varie prove che devono sopportare. Il valore di fondo è la loro fede, che è più preziosa dell’oro, e per questo essi meritano lode, onore e gloria per l’amore che hanno per il Signore Gesù. “Perciò, dice l’autore, esultate di gioia indicibile e gloriosa, mentre con la vostra fede conseguite la vostra meta spirituale: la salvezza delle vostre anime”.

Sul problema della salvezza molto indagarono i profeti dell’Antico Testamento per cercare di rintracciare in quali passi della Scrittura s’intravvedano figure che possono prefigurazione la venuta di Gesù Cristo. Significativi al riguardo sono alcuni riferimenti al testo del profeta Isaia e, in modo ancora più esplicito, al Salmo 22, dove sono previste le sofferenze e le umiliazioni cui sarà sottoposto il Cristo, ma anche i segni della sua gloria, quando si leggono espressioni come le seguenti:

Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Si è affidato al Signore, lui lo scampi; lo liberi, se è suo amico; Un branco di cani mi circonda, mi assedia una banda di malvagi; Hanno forato le mie mani e i miei piedi, posso contare tutte le mie ossa; Si dividono le mie vesti, sul mio vestito hanno gettato la sorte …

I profetti, inoltre, hanno parlato, non soltanto delle sofferenze e del dolore che avrebbe patito la figura del Redentore, ma anche della sua gloria nella sua risurrezione pasquale.

Testo: “Perciò, dopo aver preparato la vostra mente all’azione, siate vigilanti, fissate ogni speranza in quella grazia che vi sarà data, quando Gesù si manifesterà: Come figli obbedienti, non conformatevi ai desideri di un tempo, quando eravate nell’ignoranza, ma, ad immagine del Santo che vi ha chiamati, diventate santi anche voi in tutta la vostra condotta poiché sta scritto:

Voi sarete santi, perché io sono santo. Se chiamate Padre colui che, senza favoritismi personali, giudica ciascuno secondo le sue opere, comportatevi con timore nel tempo del vostro pellegrinaggio. Voi sapete che non a prezzo di cose corruttibili, come l’argento e l’oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta, ereditata dai vostri padri, ma con il sangue prezioso di Cristo, come l’agnello senza difetti e senza macchia. Egli fu predestinato già prima della fondazione del mondo, ma si è manifestato negli ultimi tempi per voi. E voi, per opera sua, credete in Dio, che l’ha ha risuscitato dai morti, gli ha dato gloria, affinché la vostra fede e la vostra speranza siano fisse in Dio.

Dopo aver santificato le vostre anime con l’obbedienza alla verità, per amarvi, sinceramente come fratelli, amatevi intensamente, di vero cuore, gli uni gli altri, essendo stati rigenerati non da un seme corruttibile, ma incorruttibile, cioè dalla parola di Dio viva ed eterna. Poiché

Ogni uomo è come l’erba

E tutto il suo splendore è come un fiore d’erba.

L’erba inaridisce, i fiori cadono,

ma la parola del Signore rimane in eterno“.

Commento: Dopo le premesse già fatte, l’autore avverte: “Siate obbedienti e non conformatevi alle mode passeggere e ai desideri del tempo, come quando vivevate nell’ignoranza della venuta di Cristo e della storia della salvezza: Sforzatevi di diventare santi perché, come dice la Scrittura (Levitico 11,44; 19,2;20,7) io sono santo. E se chiamate Padre colui che giudica ciascuno secondo le sue opere, comportatevi con timore nel tempo del vostro pellegrinaggio terreno. Siete stati salvati, non per mezzo di oro, di argento o di altro materiale corruttibile, ma per mezzo del prezioso sangue di Cristo versato sulla croce. Egli era predestinato a compiere questa difficile missione fin dalla fondazione del mondo, ma si è manifestato negli ultimi tempi per la vostra salvezza. Questo mistero costituisce il fondamento della vostra fede e della vostra speranza in Dio”. Poi alcuni ritornelli della vita sapienziale, come il rispettarsi e l’amarsi reciprocamente dei fedeli come degni fratelli cristiani. Lo stesso amore, che lega la creatura al Creatore, deve ispirare i sentimenti di sincerità reciproca e di amore fraterno tra credenti nei loro rapporti sociali. In questa raccomandazione traspare un abbozzo di quello che doveva essere un concetto essenziale della catechesi della primitiva chiesa cristiana.

Capitolo Secondo: I cristiani, pietre vive e l’esempio di Cristo

Testo: “Deponendo dunque ogni malizia e ogni frode, ipocrisie, gelosie e ogni maldicenza, come bambini appena nati bramate puro latte spirituale, per crescere con esso verso la salvezza, se davvero avete gustato come è buono il Signore.

Stringetevi a lui, pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio, anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo. Si legge infatti nella Scrittura: Ecco io pongo in Sion/ una pietra angolare, scelta e preziosa/ e chi crede in essa non resterà confuso.

Onore, dunque, a voi che credete; ma per quelli che non credono,

la pietra che i costruttori hanno scartato/ è diventata la pietra angolare/ è sasso d’inciampo e pietra di scandalo.

Essi inciampano perché non obbediscono alla parola, e a questo sono stati destinati. Ma voi siete la stirpe eletta, sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le sue opere meravigliose di lui, che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce; voi, che un tempo eravate un non popolo, ora invece siete il popolo di Dio; voi, un tempo esclusi dalla misericordia, ora invece avete ottenuto misericordia.

Carissimi, io vi esorto come ospiti e pellegrini ad astenervi dai desideri della carne, che fanno guerra all’anima. La vostra condotta tra i pagani sia irreprensibile, perché mentre vi calunniano come malfattori, al vedere le vostre buone opere, giungano a glorificare Dio nel giorno del giudizio.

State sottomessi ad ogni istituzione umana per amore del Signore: sia al re come al sovrano, sia ai governatori come inviati da lui per punire i malfattori e premiare chi opera il bene. Perché questa è la volontà di Dio: che operando il bene, voi chiudiate la bocca all’ignoranza degli stolti. Comportatevi come uomini liberi, non servendovi della libertà come un velo per coprire il male, ma come servitori di Dio. Onorate tutti, amate i vostri fratelli, temete Dio, onorate il re.

Domestici, state sottomessi con profondo rispetto ai vostri padroni, non solo a quelli buoni e miti, ma anche a quelli difficili. È una grazia per chi conosce Dio subire afflizioni, soffrendo ingiustamente; che gloria sarebbe, infatti, sopportare il castigo se avete mancato? Ma se, operando il bene, sopporterete con pazienza la sofferenza, ciò sarà gradito a Dio. a questo, infatti, siete stati chiamati, poiché

Anche Cristo patì per voi,

lasciandovi un esempio,

perché ne seguiate le orme:

egli non commise peccato

e non si trovò inganno nella sua bocca;

oltraggiato, non rispondeva con oltraggi,

soffrendo, non minacciava vendetta,

ma si affidava a colui

che giudica con giustizia.

Egli portò i nostri peccati sul suo corpo

Sul legno della croce,

perché, non vivendo più per il peccato,

vivessimo per la giustizia;

dalle sue piaghe siete stati guariti.

Eravate erranti come pecore,

ma ora siete tornati al pastore

e guardiano delle vostre anime”.

Commento: In questo capitolo, l’apostolo esordisce dichiarando che: “Con il battesimo, voi siete come i bambini appena nati (alla vita cristiana); perciò appetite a nutrirvi di un cibo speciale: il latte spirituale per crescere con esso verso il regno della salvezza; e questa vostra appetizione cresce ed è maggiormente esaltata, se avete gustato come è buono il Signore.

Egli è la pietra viva scartata dai costruttori, ma scelta e preziosa per la costruzione della casa spirituale del Signore. Non solo, ma anche voi, voi stessi, venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, onde offrire sacrifici spirituali graditi a Dio per mezzo di Gesù Cristo. Infatti, la Scrittura dice: Ecco io pongo in Sion una pietra angolare, scelta e preziosa e chi crede in essa non resterà confuso.Ma per quelli che non credono, essa è diventata pietra d’inciampo e di scandalo.

In questo passaggio il discorso teologico e dottrinale è sostenuto e si snoda attraverso la linea di un simbolismo edilizio, che diventa molto efficace per rappresentare la situazione dei neofiti alla fede cristiana. Quelli che inciampano sono quelli che non obbediscono alla parola di Dio. “Ma voi siete i legittimi destinatari della parola, la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami nella storia le sue meravigliose opere. Egli vi ha chiamati dalle tenebre alla sua ammirabile luce; voi che un tempo eravate un non-popolo, ora invece siete il popolo eletto, il popolo di Dio.

“Carissimi fratelli (adelphotes = comunità di fratelli), di una cosa vi esorto e vi prego di essere fedeli, ospiti e pellegrini: astenetevi dai desideri della carne, che fanno guerra all’anima. La vostra condotta tra i pagani sia irreprensibile, così che, mentre vi calunniano come malfattori, al vedere le vostre buone opere, giungano a glorificare Dio nel giorno del giudizio” (2, 8-12).

Poi l’invito ai cristiani ad essere obbedienti alle istituzioni umane: al sovrano e ai suoi rappresentanti locali, responsabili dell’applicazione delle leggi per punire i malfattori e per il mantenimento della pace e dell’ordine pubblico. Concetti condivisi e più volte ribaditi anche dall’apostolo Paolo. L’invito a servirsi della libertà come autentici servitori di Dio.

“Onorate tutti, amate i vostri fratelli, temete Dio, onorate il re” (2,17).

L’invito ai domestici e ai servitori ad essere obbedienti e sottomessi ai loro padroni, ai docili e ai meno docili; altrimenti che meriti avrebbero le vostre sofferenze? Ma sopportando con pazienza le sofferenze e operando il bene, i cristiani sperano di entrare nella grazia di Cristo Gesù che ha sofferto più di tutti per la nostra salvezza.

Il faticoso impegno dei servi offre lo spunto a Pietro per esordire con un inno che celebra la passione di Cristo, sopra riportato integralmente.

Capitolo Terzo: Il comportamento delle mogli e dei mariti e l’impegno nell’operare il bene.

Testo: “Ugualmente voi, mogli, state sottomesse ai vostri mariti, in modo che, se alcuni non obbediscano alla parola, siano guadagnati dalla condotta delle mogli, senza bisogno di parole, considerando la vostra condotta casta e rispettosa. Il vostro comportamento non sia quello esteriore – capelli intrecciati, collane d’oro, sfoggio di vestiti; cercate piuttosto di adornare l’interno del vostro cuore con un’anima incorruttibile, piena di mitezza e di pace: ecco ciò che è prezioso davanti a Dio. Così, infatti, un tempo si ornavano le donne sante che speravano in Dio; esse stavano sottomesse ai loro mariti, come Sara che obbediva ad Abramo, chiamandolo signore. Di essa siete diventate figlie, facendo il bene e libere da ogni timore.

Allo stesso modo voi, mariti, trattate con riguardo le vostre mogli, perché il loro corpo è più debole, e rendete loro onore, perché partecipano con voi della grazia della vita: così le vostre preghiere non saranno respinte.

Infine, siate tutti concordi, partecipi delle gioie e dei dolori degli altri, animati da affetto fraterno, misericordiosi, umili. Non rendete male per male, né ingiuria per ingiuria, ma piuttosto benedite, perché a questi siete stati chiamati ad avere in eredità la benedizione. Infatti:

Chi vuole amare la vita e vedere giorni felici,

trattenga la lingua dal male

e le labbra da parole d’inganno;

eviti il male e faccia il bene,

cerchi la pace e la segua,

gli occhi del Signore sono sopra i giusti

e i suoi orecchi sono attenti alle loro preghiere;

ma il volto del Signore

è contro chi compie il male.

E chi vi potrà fare del male, se sarete ferventi nel bene? E anche se doveste soffrire per la giustizia, beati voi! Non vi sgomentate per paura di loro, né vi turbate, ma santificate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi.

Tuttavia, questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza, perché, nel momento stesso in cui si parla male di voi, rimangono svergognati quelli che calunniano la vostra buona condotta in Cristo. È meglio, infatti, se così vuole Dio, soffrire facendo del bene che facendo del male.

Anche Cristo è morto una sola volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nella carne, ma reso vivo nello spirito. E in forza di esso andò ad annunziare la salvezza anche agli spiriti in prigione, che un tempo erano stati disobbedienti, quando la magnanimità di Dio pazientava nei giorni di Noè, mentre si fabbricava l’arca, nella quale poche persone, otto in tutto, furono salvate per mezzo dell’acqua. Figura, questa, del battesimo, che ora salva anche voi; esso non è rimozione di sporcizia dal corpo, ma invocazione di salvezza rivolta a Dio da parte di una buona coscienza, in virtù della risurrezione di Gesù Cristo, il quale è alla destra di Dio, dopo essere salito al cielo e aver sottomesso a sé gli angeli, i principati e le potenze (Pt,1, 1-22).

Commento: “Voi, mogli, siate sottomesse ai vostri mariti”. Questo era un richiamo esplicito e perentorio alla concezione storico-antropologica tradizionale, secondo cui, le mogli dovevano sottostare alla condizione d’imperio dei propri mariti. Concezione maschilista, si direbbe oggi! Ma in passato era una condizione comunemente accettata e dominante nelle società pagane e non solo … Infatti, la riscontriamo spesso anche in diversi punti dell’epistolario paolino, come, per esempio, nei seguenti passaggi: 1Corinzi (7, 12-16): “Se un fratello ha una moglie pagana, non la ripudi; e se una donna ha un marito pagano, non lo ripudi, perché il marito pagano viene reso santo dalla moglie e la moglie pagana viene resa santa dal fratello, altrimenti i figli sarebbero impuri, invece sono santi”; Colossesi: (3, 18) “Donne! siate sottomesse ai vostri mariti… Mariti! Amate le vostre donne …”; Efesini: (5, 22) “Le donne siano soggette ai loro mariti come al Signore … Mariti, amate le vostre donne come il Cristo ha amato la chiesa …”; 1Timoteo, (2, 11-15) “La donna impari in silenzio, con perfetta sottomissione; non permetto alla donna d’insegnare, né di dominare sull’uomo, ma voglio che stia in silenzio …”.

Queste poche citazioni sono sufficienti per comprendere come nelle antiche società, di cui faceva parte quella cristiana di oggi, la donna era tenuta in condizione di subordinazione, se non di totale sottomissione al maschio di turno, che poteva essere il padre, il marito o il padrone. Anzi, dovremo ribadire che il processo, lungo e lento, di liberazione della donna dallo stato di subordinazione al maschio, è partito proprio dal cristianesimo ed è andato laicizzandosi soltanto in tempi recenti.

Comunque, la lettera dell’Apostolo passa dalla rappresentazione di una vita felice e gioiosa, vissuta nell’intimità della vita familiare, all’estensione di una condizione di pace e di concordia sociale all’interno della comunità cristiana. Pertanto, i suoi membri siano “tutti concordi, partecipi delle gioie e dei dolori degli altri, animati da affetto fraterno, misericordiosi, umili. Non rendete male per male, né ingiuria per ingiuria. Soltanto così potete ottenere la benedizione del Signore contenuta nel Salmo 34:

Chi vuole amare la vita e vedere giorni felici/ Trattenga la lingua dal male/ eviti il male e faccia il bene/ cerchi la pace e la segua …

Comunque, l’autore dà ai fedeli una serie di consigli positivi per vivere la fede, giorno per giorno, in modo sereno, operando sempre il bene e rifuggendo dal male.

“Se uno è fervente nel bene, chi potrà fargli del male? Se poi dovreste soffrire per la giustizia, beati voi! Senza paura di loro (dei nemici), santificate il Signore. Se voi avete un motivo di speranza, questo è perché avete Cristo nei vostri cuori … Se poi c’è sofferenza, è meglio soffrire facendo del bene, piuttosto che facendo del male.

Anche Cristo ha affrontato patimenti, sofferenze e offese fino alla morte in croce, ma è rimasto vivo nello spirito e ha dato lo spirito di salvezza a voi e a tutti quelli che lo amano. Non solo, ma è sceso agli inferi per dare la salvezza anche a quelli che erano prigione perché un tempo erano stati ribelli, quando Noè preparava l’arca per salvarsi dal diluvio, da cui, insieme a lui, si salvarono soltanto otto persone. Questa citazione appare come la figura del battesimo che salva i battezzati “compresi anche voi”, destinatari della lettera. Esso non è rimozione di sudiciume o sporcizia fisici accumulati nel corpo, ma è un’invocazione di salvezza rivolta a Dio in virtù della risurrezione di Gesù Cristo, il quale, dopo aver sottomesso a sé angeli, principati e potenze, è asceso al cielo e siede alla destra di Dio Padre.

Capitolo Quarto: Vivere nella giustizia e nell’amore nell’attesa del Signore

Testo: “Poiché Cristo soffrì nella carne, anche voi amatevi degli stessi sentimenti, perché chi ha sofferto nella carne ha rotto definitivamente con il peccato, per non servire più alle passioni umane, ma alla volontà di Dio, nel tempo che gli rimane in questa vita normale. Basta con il tempo trascorso nel soddisfare le passioni del paganesimo, vivendo nelle dissolutezze, nelle passioni, nelle crapule, nei bagordi, nelle ubriachezze e nel culto illecito degli idoli. Per questo trovano strano che voi non corriate insieme a loro verso questo torrente di perdizione, e vi oltraggiano. Ma renderanno conto a colui che è pronto a giudicare i vivi e i morti. Infatti, anche i morti sono stati evangelizzati, così che, anche se giudicati secondo gli uomini, nella carne, vivano secondo Dio nello spirito.

La fine di tutte le cose è vicina. Siate dunque moderati e sobri, per dedicarvi alla preghiera. Soprattutto abbiate un amore costante tra di voi, perché l’amore copre una moltitudine di peccati.

Praticate l’ospitalità gli uni verso gli altri, senza mormorare. Ciascuno viva secondo la grazia ricevuta, mettendola al servizio degli altri come buoni amministratori della multiforme grazia di Dio. Chi parla, lo faccia come con parole di Dio; chi esercita un ufficio, lo compia con un’energia come ricevuta da Dio, perché in tutto venga glorificato Dio per mezzo di Gesù Cristo, al quale appartengono la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen!

Carissimi, non siate sorpresi per l’incendio che si è acceso in mezzo a voi per mettervi alla prova, come se vi accadesse qualcosa di strano. Ma, nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi perché anche nella rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare.

Beati voi, se venite insultati per il nome di Cristo, perché lo spirito della gloria, che è lo spirito di Dio, riposa su di voi. Nessuno di voi abbia a soffrire come omicida o ladro o malfattore o delatore. Ma se uno soffre come cristiano, non ne arrossisca: glorifichi, anzi Dio, con questo nome.

È giunto, infatti, il momento in cui inizia il giudizio, a partire dalla casa di Dio; se inizia da noi, quale sarà la fine di quelli che non obbediscono al vangelo di Dio?

E se il giusto a stento si salverà,

che cosa sarà dell’empio e del peccatore?       

Perciò anche quelli che soffrono secondo il volere di Dio, si mettano nelle mani del loro creatore fedele, operando il bene” (4, 1-19).

Commento: Il discorso sulla professione di fede in Cristo, già iniziato nel capitolo precedente, continua anche in questo capitolo, dove subisce un ulteriore sviluppo, sia sulla configurazione dottrinale, sia sulle implicazioni nella vita pratica dei fedeli. “Se Cristo ha molto sofferto nella carne per rompere definitivamente con il peccato, anche voi, suoi fedeli, cercate di fare altrettanto; e fatelo, non con gesti dolorosi o traumatici, ma con l’esercizio del comandamento dell’amore reciproco, perciò amatevi degli stessi sentimenti gli uni gli altri”.

Basta il tempo trascorso nel paganesimo a soddisfare le passioni umane e a venerare il feticistico culto degli idoli. I vostri nemici non capiscono la ragione della vostra gioia e della vostra speranza nella fede che avete ricevuta dal Signore Gesù; perciò, si meravigliano che anche voi non corriate, come loro, verso questo “torrente di perdizione”, che li attira, cui essi sono rivolti nella loro insania peccatrice. Ma verrà il giorno della resa dei conti per tutti, quando il Signore ritornerà sulla terra a giudicare i vivi e i morti.

Il giorno della parusia (ritorno del Signore) si avvicina, perciò “fratelli, siate preparati a presentarvi davanti al tribunale del Signore. In quel giorno siate trovati moderati, sobri, caritatevoli, distinti nell’ospitalità reciproca e ferventi nella preghiera. Ogni individuo della comunità ecclesiale è tenuto ad adempiere ai doveri del suo ufficio con dedizione e abnegazione totale. Soltanto seguendo un modello di vita etica virtuosa, come quello delineato da Gesù nel Vangelo, possiamo piacere a Dio, cui appartengono la gloria e la potenza nei secoli dei secoli”. Ogni prova cui è sottoposto il cristiano è da considerarsi come un fuoco purificatore, che libera il cristiano dalle sue colpe. A questo riguardo, l’autore dice: “Beati voi, se venite insultati per il nome di Cristo, perché lo spirito della gloria, che è lo spirito di Dio, riposa in voi! L’importate è che nessuno di voi abbia a soffrire per essere omicida o ladro o malfattore o delatore. Ma se uno soffre come cristiano, beato lui perché glorifica e rende onore a Dio con questo nome! …

Se il giudizio poi inizia proprio da noi, quale sarà la fine di quelli che non obbediscono al vangelo di   Dio? Se il giusto a stento si salverà, cosa sarà dell’empio, del peccatore?”.

Perciò anche i giusti che operano il bene, si rimettano alla volontà del Creatore.

Capitolo Quinto: Esortazioni ai responsabili della comunità e saluto finale

Testo: “Esorto i presbiteri che sono tra di voi, quale presbitero come loro, testimone delle sofferenze di Cristo e partecipe della gloria che si manifesterà: pascete il gregge di Dio a voi affidato, sorvegliandolo non per forza, ma volentieri, secondo Dio; non per vile interesse, ma di buon animo; non spadroneggiando sulle persone a voi affidate, ma facendovi dei modelli del gregge. E quando apparirà il pastore supremo, riceverete la corona della gloria che non appassisce.

Ugualmente, voi giovani, siate sottomessi ai presbiteri. Rivestitevi tutti di umiltà, gli uni verso gli altri perché

Dio resiste ai superbi,

agli umili invece dà la sua grazia.

Umiliatevi dunque, sotto la potente mano di Dio, perché vi esalti nel tempo opportuno, riversando su di lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi. Siate sobri, vegliate! Il vostro nemico, il diavolo, come un leone ruggente va in giro, cercando di divorare. Resistetegli saldi nella fede, sapendo che i vostri fratelli, sparsi per il mondo, subiscono le stesse sofferenze.

Il Dio di ogni Grazia, che vi ha chiamati alla sua gloria eterna in Cristo, dopo che avrete sofferto per breve tempo, vi perfezionerà, vi confermerà e vi renderà forti e saldi. A lui la potenza nei secoli. Amen.

Vi ho scritto brevemente, come credo per mezzo di Silvano, fratello fedele per esortarvi e attestarvi che questa è la vera grazia di Dio. In essa state saldi! Vi saluta la comunità che è stata eletta come voi e dimora in Babilonia; e anche Marco, figlio mio. Salutatevi l’un l’altro con il bacio dell’amore fraterno. Pace a voi tutti che siete in Cristo!” (5, 1-14).   

Commento: In questo capitolo il discorso di Pietro è rivolto ai presbiteri, sottintendendo, con questo termine, non soltanto i sacerdoti della gerarchia ecclesiastica, addetti alla celebrazione del culto religioso, ma tutti gli anziani della comunità. “Vi esorto presbiteri che appartenete alla comunità, come anziano presbitero anch’io e testimone delle sofferenze di Cristo e partecipe della sua gloria, pascete il gregge che vi è stato affidato, sorvegliandolo, non con la forza, ma per adesione volontaria, secondo la volontà di Dio”. Essi compiano il loro dovere, non per vile interesse personale, ma con l’animo del buon pastore. Non agiscano coartando la volontà individuale, ma educando i fedeli a diventare modelli di virtù cristiana. Soltanto operando così, “quando apparirà il pastore supremo, riceverete la corona di gloria che non appassisce”.

Poi, rivolgendosi ai giovani, esordisce dicendo: “Voi, giovani, siate sottomessi ai presbiteri (anziani). Rivestitevi tutti di umiltà gli uni verso gli altri perché

Dio resiste ai superbi

Agli umili invece dà la sua grazia.

Umiliatevi sotto la potente mano di Dio, perché vi esalti al tempo opportuno, riversando su di lui ogni vostra preoccupazione perché egli ha cura di voi. Siate sobri e vegliate!”.

Importante è la sua raccomandazione a stare attenti e a vegliare sui comportamenti personali e collettivi, perché il nemico, il diavolo, va in giro come un leone ruggente con le fauci spalancate, pronto ad aggredire e a divorare le sue prede.

Perciò siano forti, preparati e pronti ad affrontarlo con le armi della fede e della grazia di Dio. D’altronde, anche i cristiani delle altre parti del mondo subiscono gli stessi assalti e patiscono le stesse vostre sofferenze che, per altro, sono sofferenze transitorie. Poi, “il Dio di ogni grazia, che vi ha destinati alla sua gloria eterna per mezzo del sacrificio di Cristo, vi perfezionerà, vi confermerà e vi renderà forti e saldi”.

Poi vengono i saluti finali, nei quali riemergono due figure, Silvano e Marco, che ci sono già note da altri testi evangelici: gli Atti degli Apostoli e l’epistolario paolino. Inoltre, il testo dice che la lettera parte da “Babilonia”, simbolo negativo di Roma, città essenzialmente pagana. Questa era l’immagine che gli antichi cristiani avevano dell’allora capitale del mondo (Caput Mundi).

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