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Scritto Da Felice Moro il giorno 08 Gen 2009

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L’articolo è incentrato sulla storia, struttura e funzioni della Comunicazione. La comunicazione è una relazione che si stabilisce tra due o più … (Clicca sul titolo per continuare a leggere l’articolo)

 

La seconda lettera di San Pietro

Posted By Felice Moro on Ottobre 22nd, 2022

Introduzione

La seconda lettera di Pietro è molto diversa dalla prima per una serie di caratteristiche, intrinseche ed estrinseche: contenuti, forma, stile, linguaggio e altri elementi particolari. Queste differenze erano state rilevate fin dai primi secoli della cristianità, quando era stata già messa in dubbio la stessa paternità dell’autore. Indubbiamente, se essa non è stata scritta direttamente dall’apostolo Pietro, sicuramente è stata scritta da altro autore, me sempre della scuola petrina. Nel suo tono generale, il documento rassomiglia, più che a una lettera, a un testamento di chi vuole lasciare agli eredi la sua ultima volontà in materia di fede: la trasmissione di una fede, forte e autentica, in Gesù Cristo, della cui vita e del cui sacrificio l’autore è stato testimone oculare. Molta parte è dedicata a una lunga e ribadita polemica sui “falsi profeti” che, coscientemente, fanno “i cattivi maestri”, cercando di distogliere e sovvertire i fedeli dalla diritta via della fede in Dio, insegnata da Gesù e trasmessa dagli apostoli. In particolare, essi negavano il secondo ritorno di Gesù Cristo (la parusia) per giudicare i vivi e i morti e facevano uso strumentale dei testi sacri e, in particolare, dell’epistolario paolino. Inoltre, l’autore insiste molto sulla necessità di una piena comprensione e di un’altrettanta corretta applicazione della dottrina dei testi sacri. Pertanto, in questo difficile compito, i fedeli non devono essere lasciati soli alle loro letture intuitive, ma devono essere ispirati dallo Spirito Santo e guidati da esperti della materia: presbiteri, vescovi, teologi.

Capitolo Primo: I doni di Dio, la vocazione cristiana e la parola dei Profeti

Testo: “Simone Pietro, servo e apostolo di Gesù Cristo, a quanti hanno ricevuto in sorte con noi la stessa preziosa fede nella giustizia del nostro Dio e salvatore Gesù Cristo: grazia e pace vi siano concesse in abbondanza, nella conoscenza di Dio e di Gesù Signore nostro.

La sua potenza divina ci ha fatto dono di ogni bene per quanto riguarda la vita e la pietà, mediante la conoscenza di colui che ci ha chiamati con la sua gloria e potenza. Con questo egli ci donato i beni grandissimi e preziosi che erano stati promessi perché diventaste per loro mezzo partecipi della natura divina essendo sfuggiti alla corruzione che è nel mondo a causa della concupiscenza. Per questo mettete ogni impegno per aggiungere alla vostra fede, la virtù; alla virtù, la conoscenza; alla conoscenza, la temperanza; alla temperanza, la pazienza; alla pazienza, la pietà; alla pietà, l’amore fraterno; all’amore fraterno, la carità. Se queste cose si trovano in abbondanza in voi, non vi lasceranno oziosi, né senza frutto per la conoscenza del Signore nostro Gesù Cristo. Chi invece, non ha queste cose è cieco e miope, dimentico di essere stato purificato dai suoi antichi peccati. Quindi, fratelli, cercate di rendere sempre più salde la vostra vocazione e la vostra elezione. Se farete questo, non cadrete mai. Così, infatti, vi sarà ampiamente aperto l’ingresso nel regno eterno del Signore nostro e salvatore Gesù Cristo.

Perciò sarò sempre pronto a ricordarvi queste cose, anche se le sapete e siete già saldi nella verità che possedete. Io credo giusto, finché sono in questa tenda del corpo, di tenervi desti con le mie invocazioni, sapendo che presto dovrò lasciare questa mia tenda, come mi ha manifestato anche il Signore nostro Gesù Cristo. E procurerò che, anche dopo la mia partenza, voi abbiate a ricordarvi di queste cose.

Infatti, vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signore nostro Gesù Cristo, non perché abbiamo seguito favole artificiosamente inventate, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua grandezza. Egli ricevette, infatti, onore e gloria da Dio Padre, quando dalla maestosa gloria gli fu rivolta questa voce: “Questi è il figlio mio, il prediletto, nel quale mi sono compiaciuto”.

Questa voce noi l’abbiamo udita scendere dal cielo, mentre eravamo con lui sul santo monte. E così abbiamo reso più solida la parola dei profeti, alla quale fate bene a volgere l’attenzione, come a lampada che brilla in un luogo oscuro, finché non spunti il giorno e la stella del mattino si levi nei vostri cuori, Sappiate anzitutto questo: nessuna scrittura profetica va soggetta a privata spiegazione, poiché non da volontà umana fu recata mai una profezia, ma mossi da Spirito Santo, parlarono quegli uomini da parte di Dio” (2Pt, 1, 1-21).

Commento: Questa lettera, ritenuta dalla tradizione e riconosciuta dall’intestazione all’apostolo Pietro, ha tutta l’aria di essere un discorso di addio, simile a tanti altri discorsi riportati nei testi evangelici: come il discorso di Gesù agli apostoli, dopo la lavanda dei piedi (Gv 13-!7); il discorso di Paolo a Mileto, rivolto agli anziani dell’Asia (At 20, 18-35), affinché vigilino perché, dopo di lui, verranno “i lupi rapaci che non risparmieranno il gregge”; nonché nell’avvertimento che lo stesso Paolo dà a Timoteo: …”Annuncia la parola! … Insisti a tempo opportuno e inopportuno …, cerca di convincere, rimprovera, esorta con longanimità e dottrina … perché verrà il tempo in cui gli uomini non sopporteranno più la dottrina, si circonderanno di “falsi maestri” e storneranno l’udito dalla verità per volgersi alle favole”.

Dopo i saluti e l’augurio di “grazia e pace”, il riconoscimento dei meriti di Dio che, mandandoci suo figlio Gesù, ci ha dato la rivelazione e, con essa, ci ha chiamati alla sua gloria e potenza. “Ci ha donato i beni grandissimi e preziosi che ci erano stati promessi; ciò affinché diventassimo partecipi della natura divina, essendo sfuggiti alla corruzione di questo mondo, dovuta alla concupiscenza. Per questo i cristiani s’impegnino per conquistare ogni virtù: conoscenza, temperanza, pazienza, pietà, amore fraterno e carità. Se queste virtù abbondano in voi, potete raggiungere più facilmente il regno di Dio. Chi non è dotato di queste corazze virtuose, è come un cieco o un miope, dimentico di essere stato purificato dai suoi antichi peccati. Quindi l’esortazione dell’apostolo ai fedeli a rendere sempre più salda la loro vocazione a Cristo e la loro elezione a figli, ottenuti come suo dono gratuito. Questa narrazione appare come un ritratto fedele della figura dell’apostolo in un momento particolare. Egli, infatti, sentendo avvicinarsi la fine dei suoi giorni (“sapendo che presto dovrò lasciare questa mia tenda”, pur avendolo già fatto molte volte, vuole comunicare ancora una volta ai fedeli la sua fede, i suoi pensieri, i suoi sentimenti e i suoi ricordi affinché servano da perenne monito alle generazioni, presenti e future. Pietro precisa ancora di aver sempre predicato la divinità e la santità di nostro signore Gesù Cristo, del cui sacrificio è stato testimone oculare, e non ha mai parlato di “favole artificiosamente inventate”.

Poi ancora due concetti importanti: il primo riguarda la rievocazione della voce di Dio Padre, che risuona nel Monte Tabor al momento della trasfigurazione di Gesù: “Questi è il Figlio, il prediletto, nel quale mi sono compiaciuto”; l’altro riguarda la testimonianza dei profeti dell’Antico Testamento. Essi hanno scritto i testi sacri che, sotto varie simbologie, prefigurano la venuta di Gesù e hanno scritto dietro l’ispirazione dello Spirito Santo che è lo stesso Spirito di Dio. Perciò, affinché siano capiti e producano benefici effetti spirituali, vanno letti, non solo con le nostre capacità individuali, ma con il sostegno e la capacità illuminante dello Spirito Santo che, a suo tempo, aveva ispirato nei Profeti la scrittura degli stessi testi sacri.

Capitolo Secondo: Contro i Profeti e i Maestri falsi

Testo: “Ci sono stati anche falsi profeti tra il popolo, come pure ci saranno in mezzo a voi falsi maestri, i quali introdurranno dottrine che conducono alla perdizione, rinnegando il padrone che li ha riscattati e attirando su di sé una rovina immediata. Molti seguiranno le loro dissolutezze e per colpa loro la via della verità sarà denigrata. Nella loro cupidigia vi sfrutteranno con parole false; ma la loro condanna è già da tempo all’opera e la loro perdizione non ritarda.

Dio, infatti, non risparmiò gli angeli che avevano peccato, ma li precipitò negli abissi tenebrosi dell’inferno, tenendoli prigionieri per il giudizio. Ugualmente non risparmiò il mondo antico, ma salvò Noè, l’ottavo dei sopravvissuti, annunziatore di giustizia, quando scatenò il diluvio su un mondo di empi. Condannò alla distruzione le città di Sodoma e Gomorra, riducendole in cenere, dando un esempio agli empi di quanto accadrà nei tempi futuri. Liberò, invece, il giusto Lot, angustiato del comportamento immorale di quegli scellerati. Quel giusto, infatti, per ciò che vedeva e udiva mentre abitava in mezzo a loro, si tormentava giorno dopo giorno, nella sua anima netta per tali ignominie. Il Signore sa liberare i buoni dalla prova e serbare i cattivi per il castigo nel giorno del giudizio, soprattutto quelli che, nelle loro impure passioni, vanno dietro alla carne e disprezzano il Signore.

Temerari, arroganti, non temono d’insultare gli esseri gloriosi decaduti, mentre gli angeli, a loro superiori per forza e potenza, non portano contro di essi alcun giudizio offensivo davanti al Signore” (2Pt, 2, 1-11).

Commento: In questo capitolo Pietro introduce un discorso di condanna dei falsi profeti e maestri, le cui immagini sono dipinte a tinte fosche e negative. Essi saranno una vera e propria sciagura all’interno delle comunità ecclesiali. Ma su di loro non tarderà ad abbattersi la giustizia divina, per cu subiranno punizioni esemplari, come quelle che toccarono in sorte agli angeli ribelli, agli uomini empi, contemporanei di Noè annegati nel diluvio, nonché ai peccatori ostinati delle città bibliche di Sodoma e Gomorra. Dal severo giudizio divino si salveranno gli uomini giusti, come Noè e i suoi familiari, Lot e i pochi privilegiati perché timorati di Dio.

Testo: “Questi, invece, come animali irragionevoli, nati solo per essere catturati e uccisi, mentre bestemmiano quello che ignorano, saranno distrutti nella loro corruzione, subendo il castigo come salario dell’iniquità. Essi stimano felicità il piacere di un giorno; sono tutta sporcizia e vergogna; si dilettano dei loro inganni mentre fanno festa con voi. Hanno gli occhi pieni di passione per l’adultera, e sono insaziabili di peccato; adescano le persone deboli, hanno il cuore assuefatto alla cupidigia; sono figli della maledizione.

Abbandonata la retta via, si sono smarriti seguendo la via di Baalam di Bosor, che amò un salario d’iniquità, ma fu ripreso per la sua malvagità: un giumento muto, parlando con voce umana, ostacolò la follia del profeta. Essi sono come fonti d’acqua e come nuvole sospinte dal vento: a loro è riservata l’oscurità delle tenebre. Con discorsi arroganti e vuoti adescano, mediante le licenziose passioni della carne, quelli che si sono da poco allontanati da chi vive nell’errore. Promettono loro libertà, ma essi stessi sono schiavi della corruzione: ciascuno, infatti, è schiavo di ciò che lo vince.

Se, infatti, dopo aver fuggito la corruzione del mondo per mezzo della conoscenza del Signore e salvatore Gesù Cristo, ne rimangono di nuovo invischiati e vinti, la loro ultima condizione è divenuta peggiore della prima. Meglio sarebbe stato per loro non aver conosciuto la via della giustizia, piuttosto che, dopo averla conosciuta, voltare le spalle al comandamento santo che era stato loro dato.

A loro è accaduto quanto dice un proverbio vero:

il cane è tornato al suo vomito

e la scrofa lavata è tornata

ad avvolgersi nel fango” (2Pt,2, 12-27).

Commento: In questo passaggio continua la feroce staffilata morale dell’autore contro i falsi maestri. Viene indicata una vasta gamma di perversioni a loro carico, probabilmente con lo scopo di mettere in guardia i fedeli, affinché stiano attenti a non lasciarsi coinvolgere da questi profeti del male.

La loro condanna è severa a fortiori perché, avendo già conosciuto Cristo e il suo messaggio di verità e di giustizia, a un certo punto hanno abbandonato Cristo e il suo messaggio di salvezza, per tornare ad arrotolarsi nel fango delle loro sozzure, come il cane che torna al suo vomito o il maiale che torna a guazzare nel suo fango.

Capitolo Terzo: Il cristiano e l’attesa della venuta del Signore

Testo: “Questa, carissimi,è già la seconda lettera chi vi scrivo, e in tutte e due cerco di ridestare, con ammonimenti, la vostra sana intelligenza, perché teniate a mente le parole già dette dai santi profeti, e il comandamento del Signore e salvatore, che gli apostoli vi hanno trasmesso.

Anzitutto dovete sapere questo: negli ultimi giorni verranno schermitori beffardi, i quali si comporteranno secondo le proprie passioni e diranno: “Dov’è la sua venuta, che aveva promesso? Dal giorno in cui i nostri padri chiusero gli occhi, tutto rimane come al principio della creazione”.

Essi, però, volutamente dimenticano che i cieli esistevano già da lungo tempo e che la terra, uscita dall’acqua e in mezzo all’acqua, ricevette la sua forma grazie alla parola di Dio; e che per queste stesse cause, il mondo di allora, sommerso dall’acqua, perì. Ora, i cieli e la terra attuali, sono conservati dalla medesima parola, riservati al fuoco per il giorno del giudizio e della distruzione degli empi.

Una cosa però non dovete perdere di vista, carissimi: davanti al Signore un giorno è come mille anni e mille anni come un giorno solo. Il Signore non ritarda nell’adempiere la sua promessa, anche se alcuni parlano di lentezza: egli, invece, usa pazienza verso di voi, non volendo che alcuno perisca, ma che tutti abbiano il modo di pentirsi. Il giorno del Signore verrà come un ladro; allora i cieli scompariranno con fragore, gli elementi consumati dal fuoco si dissolveranno e la terra, con quanto c’è in essa, sarà distrutto.

Poiché, dunque, tutte queste cose dovranno dissolversi in questo modo, quali non dovete essere voi nella santità della condotta e nella pietà, mentre aspettate e affrettate la venuta del giorno di Dio, nel quale i cieli si dissolveranno e gli elementi consumati dal fuoco si fonderanno! E poi, secondo la sua promessa, noi aspettiamo cieli nuovi e una terra nuova, nei quali avrà stabile dimora la giustizia.

Perciò, carissimi, nell’attesa di questi eventi, cercate di essere senza macchia e irreprensibili davanti a Dio, in pace. La pazienza del Signore nostro giudicatela come salvezza, come il nostro carissimo fratello Paolo vi ha scritto, secondo la sapienza che gli è stata data; così egli fa in tutte le lettere, in cui tratta di queste cose.

In esse ci sono alcune cose difficili da comprendere, che gli inesperti e i deboli travisano, al pari delle altre Scritture, per la loro propria rovina.

Voi dunque, carissimi, essendo stati preavvisati, state in guardia per non venire meno nella vostra fermezza, travolti anche voi dall’errore degli empi. Crescete, invece, nella grazia e nella conoscenza del Signore nostro e salvatore Gesù Cristo. A lui la gloria, ora e fino al giorno dell’eternità. Amen” (2Pt, 3, 1-18).

Commento: In questo capitolo l’autore sacro solleva in alto lo sguardo e la prospettiva escatologica del suo discorso per dare ai fedeli gli ammonimenti necessari riguardo alla fede. Li mette in guardia dalle dottrine dei falsi maestri che definisce “schernitori beffardi”. Questi predicano la menzogna, secondo la quale, non ci sarà un altro ritorno del Maestro e che il mondo andrà avanti con i suoi ritmi meccanici, come d’altronde è stato fin dall’inizio della creazione. A questi l’autore ribatte riaffermando l’insegnamento di Cristo, già preannunziato dai profeti dell’Antico Testamento e trasmesso in modo sincero e genuino dagli apostoli. Dio, con la sua parola, ha creato il mondo e tutte le cose che esso contiene, compreso l’uomo, fatto a sua immagine e somiglianza. Cristo ci ha rivelato la realtà dell’altro mondo, di quello ultraterreno, del regno dello spirito, dei cieli nei quali abitano Dio, Cristo e tutti i santi. Già prima Dio aveva creato il mondo e l’ha distrutto una volta con le acque del diluvio per la cattiveria e l’ingratitudine degli uomini. Alla fine dei tempi lo distruggerà una seconda volta con il fuoco e tutto si dissolverà nel nulla. Ma per i credenti che resteranno fedeli alla parola del Signore, appariranno “cieli nuovi e terra nuova”. Si tratta di una visione non scientifica, ma simbolica, della destinazione finale dell’uomo e del suo mondo.

La pazienza del Signore sia interpretata come ancora di salvezza, come d’altronde anche il fratello Paolo l’ha intesa nelle sue lettere. Implicitamente riafferma il principio già espresso, secondo cui, le Sacre Scritture vanno lette e interpretate, non da profani qualsiasi, che possono fraintendere il loro reale significato, ma da persone esperte della materia. Infine, l’auspicio che tutti passano crescere in grazia, sapienza e conoscenza del Signore nostro Gesù Cristo, cui noi, giorno dopo giorno, dobbiamo rendere sempre onore e gloria.

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