
L’articolo è incentrato sulla storia, struttura e funzioni della Comunicazione. La comunicazione è una relazione che si stabilisce tra due o più … (Clicca sul titolo per continuare a leggere l’articolo)
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Testo: “Io, presbitero, al carissimo Gaio, che amo nella verità. Carissimo, faccio voti che tutto vada bene e che tu sia in buona salute, come va bene per la tua anima.
Infatti, mi sono molto rallegrato quando sono giunti alcuni fratelli e hanno reso testimonianza alla tua verità, in quanto tu cammini nella verità. Non ho gioia più grande di questa: sapere che i miei figli camminano nella verità.
Carissimo, tu ti comporti fedelmente in tutto ciò che fai in favore dei fratelli, benché forestieri. Essi hanno reso testimonianza del tuo amore davanti alla Chiesa, e farai bene a provvederli nel viaggio in modo degno di Dio, perché sono partiti a causa del nome senza accettare nulla dai pagani. Noi, perciò, dobbiamo accogliere tali persone per diventare collaboratori della verità.
Ho scritto qualcosa alla Chiesa, ma Diotrefe, che ambisce al primo posto tra di loro, non ci vuole accogliere. Per questo, se verrò, gli rinfaccerò quanto egli compie, diffamandoci con parole maligne. Non contento di ciò, egli neppure accoglie i fratelli e impedisce di farlo a quelli che lo vorrebbero e li scaccia dalla Chiesa.
Carissimo, non imitare il male, ma il bene. Chi fa il bene è da Dio; chi fa il male non ha visto Dio.
Quanto a Demetrio, tutti gli rendono testimonianza, anche la stessa verità; noi pure ne diamo testimonianza e tu sai che la nostra testimonianza è vera.
Molte cose avrei voluto scriverti, ma non voglio farlo con inchiostro e penna. Spero di vederti presto e parleremo a viva voce.
La pace sia con te. Gli amici ti salutano. Saluta gli amici a uno a uno” (3Gv, 1-15).
Commento: Come nella seconda Lettera dello stesso autore, il protagonista della scena è sempre il “presbitero” Giovanni, responsabile del buon andamento delle Chiese territoriali dell’Asia Minore. Il destinatario, anziché la “Signora eletta”, cioè una Chiesa specifica come nella Lettera precedente, è un benefico collaboratore, chiamato Gaio. Tra i due c’è intesa perfetta e proficua collaborazione “nella verità”. Ora, “essere nella verità”, “camminare nella verità”, “fare la verità”, “vivere la verità”, sono tutte espressioni linguistiche e concettuali, tipiche delle opere dell’apostolo Giovanni.
Egli ha parole di lode e di esaltazione per la figura, il ruolo e la funzione, che svolge questo personaggio, Gaio, nell’accogliere i fratelli e nel provvedere loro tutto il necessario per vivere. Probabilmente si tratta dell’accoglienza che egli faceva dei missionari itineranti, che giungevano nella sua parrocchia in missione pastorale per diffondere il Vangelo e difendere la verità della dottrina di Cristo dalle pullulanti eresie che circolavano nella zona. L’Autore ha parole di approvazione per Gaio e per il suo lavoro, ed esalta la sua funzione caritatevole e pastorale che egli svolge nella Chiesa.
Poi emerge un altro personaggio, Diotrefe, di impronta negativa. Questi è ambizioso perché ambisce occupare il primo posto e non esercita la carità perché non accoglie i fratelli e impedisce anche agli altri di farlo. La sua immagine è presentata con tinte negative e il profilo umano maligno. Egli fa da contraltare alla figura positiva di Gaio, che cammina nelle verità e agisce per la verità della dottrina della fede.
Alla fine, emerge anche un’altra figura positiva: quella di Demetrio. “Tutti gli rendono testimonianza, anche la verità stessa, pure noi gli rendiamo testimonianza e tu (Gaio) sai che la nostra testimonianza è vera”.
Poi l’auspicio d’incontrarsi quanto prima, per poter parlare di persona, senza ricorrere allo scritto tracciato con l’inchiostro nel papiro.
Lo scambio dei saluti e l’augurio della pace chiudono il contenuto della breve missiva.